Vi facciamo scoprire l'OM del 1993 in Champions League
Sono asciugate le lacrime che imperlano le guance di Basile Boli, inconsolabile e triste come un bambino smarrito sul prato dello stadio San Nicola di Bari. "Basilou", come lo chiama affettuosamente il compianto Thierry Roland, ha cancellato dalla sua memoria la finale persa del 1991 contro la Stella Rossa di Belgrado. Una crudele sconfitta ai rigori dopo una partita indecisa e chiusa fino alla fine dei tempi regolamentari. Due anni dopo, all'Olympiastadion di Monaco, Basile Boli si prende la rivincita, regalando all'OM ea tutta la Francia la loro prima coppa europea di club campioni.
Il "primo in assoluto"
La foto in prima pagina del quotidiano "l'Equipe" è sufficientemente esplicita all'indomani della vittoria del Marsiglia sul Milan di Franco Baresi, Paolo Maldini, Marco van Basten, Frank Rijkaard e così via. Il colpo di testa del difensore dell'OM poco prima dell'intervallo (44°), questo mercoledì 26 maggio 1993, passa alla storia. Il "primo in assoluto" può essere orgoglioso dei tifosi del Marsiglia, accorsi in gran numero (25.000) nella capitale bavarese. Dopo i fallimenti di Stade de Reims (1956 e 59) e AS Saint-Etienne (1976), la Francia accarezza finalmente le grandi orecchie di una coppa tanto ambita.
Un trofeo, come la conquista del Graal, su cui il presidente Bernard Tapie fa gli occhi dolci da quando ha rilevato il club nel 1986. Dal giovane leader ingenuo e ingenuo, ingannato dalla mano di Vata allo stadio Luz una sera finale (1990) in questa stessa competizione al mancato incontro di Bari, Nanard imparò e capì come vincere. Con furbizia, prendendo i migliori e con un allenatore, Raymond Goethals, alle calcagna. Un riassunto un po' breve, ovviamente, perché l'uomo con il Belga è un ottimo tattico per dirigere i suoi uomini sul prato. Goethals può rimanere invischiato nella pronuncia dei nomi dei suoi avversari, anche dei suoi stessi giocatori, è un maestro nell'arte del gioco e nel design del calcio. E con Rudi Völler, Alen Bokšić, Fabien Barthez, Marcel Desailly, Didier Deschamps, Franck Sauzée, Abedi Pelé ai soldati, tutto sembra molto semplice per il tecnico belga che aveva già sottomesso i milanesi (1-1, 1-0) prima della Bari finale. Il pareggio di JPP all'andata e uno splendido gol di Waddle al Vélodrome al ritorno hanno avuto la meglio sui rossoneri, che si sono rifiutati di riprendere la partita quando a due minuti dalla fine i pallini sono saltati e affondati lo stadio al buio. Sconfitta sul green carpet, per forfait, confermata dalla prestazione degli olimpionici sull'erba!
Il grande Milan balbetta il suo calcio contro l'OM
Nel 1993, Jean-Pierre Papin ha cambiato schieramento ed è ora agli ordini di un altro presidente carismatico, Silvio Berlusconi. Praticamente, Nanard XXL versione italiana. Ma con Fabio Capello al timone, JPP è lento a dimostrare le sue capacità di segnare dall'altra parte delle Alpi. Va detto che la concorrenza è agguerrita con un Marco van Basten considerato un dio dagli habitué di San Siro. Papin non trova i suoi segni con la leggenda olandese con un curriculum lungo quanto il suo braccio. L'attaccante francese sta forse misurando i suoi limiti per evolversi in un paese europeo molto grande e sta pagando a caro prezzo la sua scelta di approdare in serie A. A Monaco JPP non è titolare e sale in panchina in compagnia di Cudicini, Nava, Eranio ed Evani. Fabio Capello preferisce il giovane Daniele Massaro (22 anni) in prima linea e già vincitore della C.1 contro il Benfica (1990). Una scelta poco saggia alla fine visto che il nazionale azzurro si è scontrato per tutta la partita con la difesa olimpica, e l'ingresso in campo di Papin al posto di Roberto Donadoni (55°), non ha cambiato nulla. Il grande Milan balbetta il suo calcio contro OM che difendono alto e padroneggiano l'arte del fuorigioco. I milanesi in un certo senso sono presi dal loro stesso gioco. Non si insegna a fare le smorfie al vecchio scimmione Raymond Goethals! Passati al 4-3-3 dall'ingresso in campo del JPP, al posto del tradizionale 4-4-2 tanto caro ad Arrigo Sacchi, i rossoneri continuano a camminare sui ramponi, sorpresi dalla tattica olimpica.
Spinti dal vantaggio acquisito prima dell'intervallo, i marsigliesi si mostrano applicati, conquistatori e uniti allo stesso tempo. L'OM gioca da squadra e insieme senza subire troppo le ondate milanesi. Nonostante qualche brivido qua e là, OM ha mostrato un grande controllo collettivo. Questo provoca il fastidio del suo avversario. JPP, l'idolo del Vélodrome di ieri, pulisce i ramponi su Barthez prima di buttarsi a capofitto in un pallone a pochi minuti dal tempo regolamentare. Sforzo sprecato. Il JPP non bacerà la coppa offerta a Didier Deschamps, che diventa il primo capitano di una squadra francese a sollevare questo trofeo. Nanard, in lacrime in mezzo al campo, ha appena vinto la sua scommessa. La sua Ohème è sul tetto d'Europa. Sua moglie, incredula, non crede ai suoi occhi. Vede suo marito piangere per la prima volta in venticinque anni insieme. Dalla parte della Canebière poi allo stadio
La vicenda OM/VA ha già fatto scorrere molto inchiostro sulla stampa...
Velodrome, i festeggiamenti possono iniziare. "Non come a Bari" altalena, esilarante, Basile Boli che mima lacrime che scorrono e ne approfitta per dedicare il suo gol vittorioso al nipotino appena nato. Nessuna lacrima in questo giorno di gloria, il titolo di “Squadra” il giorno successivo, né gioia per migliaia di tifosi che dopo questa vittoria vengono presto delusi. La vicenda OM/VA ha già fatto scorrere molto inchiostro sulla stampa...
Stefano. Ruta ( The Vintage Football Club ).
lascia un commento